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Ride to Hell: Retribution
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Recensione - Ride to Hell: RetributionXbox 360Game

I ragazzi di Eutechnyx, già conosciuti per aver lavorato su titoli di genere racing quali Ferrari Challenge e i più recenti Nascar 2011 e 2012, un brutto giorno decidono di cambiare genere e di condurci in un inferno fatto di gang criminali, motociclette, armi, prostituzione e pessimo gameplay. Curiosi di saperne di più? Continuate a leggere!

Il Gioco

Ok, non stiamo troppo a girarci attorno: Ride to Hell: Retribution fa schifo. Ad un passo da un importante giro di boa generazionale, trovarsi di fronte ad un titolo così lacunoso tecnicamente e artisticamente lascia interdetti, e stilarne una recensione imparziale rappresenta un incubo ad occhi aperti e una vera e propria sfida per qualsiasi redattore videoludico. Il titolo ci mette ai comandi di Jake Conway, veterano del Vietnam e figlio di William "Toledo" Conway, leggendario fondatore dei Retribution Dead End, una dell gang di motociclisti più famigerate d’America. Il gioco apre il sipario con Jake che torna a casa dalla guerra e riabbraccia suo zio Mack e il fratellino Mickey; in tutti questi anni di assenza il mondo è cambiato, anche Jake è stato cambiato nel profondo dal sanguinoso conflitto a cui ha preso parte. Al suo ritorno apprende che la sua vecchia gang, i Retribuition Dead End, vive ormai solo nei bei ricordi dei suoi familiari e sulle decalcomanie dei giacchetti di pelle nera che questi ancora indossano con incrollabile fierezza. Purtroppo è proprio grazie ad uno di questi giacchetti sfoggiati con troppo orgoglio che Mickey, il fratello poco più che adolescente di Jake, perde la vita per mano degli scagnozzi della Devil’s Hand, una gang rivale dei Retribution che ha gettato la sua ombra oscura sulla città durante l’assenza del protagonista, tessendo una fitta rete di violenza e compravendita di armi e droga. Inutile dire che l’onta della morte di Mickey e del proiettile che il povero Jake si becca nel tentativo di salvarlo va lavata col sangue, costi quel che costi.

Qui finiscono i buoni propositi di Ride to Hell: Retribution. Eh si, perché da quella che nasce come una trama dagli spunti interessanti vengono partoriti aborti demoniaci di narrazione e di gameplay che non possono essere tollerati, specie considerando le potenzialità offerte dalle attuali console all’approssimarsi del cambio generazionale. Il titolo è composto da sequenze molto schematiche: si passa dalle immancabili corse in moto su binari comprensive di acrobazie e scazzottate in stile Road Rash, fino agli scontri a mani nude o con armi da fuoco intervallate da esilaranti scene di sesso, per di più praticate con tutti i vestiti addosso. Il titolo propone un combat system che trae libera ispirazione dalla recente saga videoludica di Batman, ed è composto per lo più dal susseguirsi selvaggio di fasi button mashing e quick time events, il tutto realizzato piuttosto sommariamente. Infatti capita fin troppo spesso di mancare il comando che appare a schermo, specie durante la realizzazione delle contromosse negli scontri a mani nude con gli avversari o durante gli inseguimenti in motocicletta in cui bisogna evitare ostacoli sul tracciato. Questo succede per via della estenuante latenza della gestione dei comandi del pad, che rende l’esperienza di gioco imprecisa e frustrante anche a livelli di difficoltà più bassi.

A peggiorare le cose c’è anche la telecamera che necessita di continui aggiustamenti facendo perdere più volte l’orientamento durante gli scontri e rendendo spesso Jake un bersaglio facile per i nemici durante le sparatorie. Non si salvano neppure gli scontri a fuoco, dove mirare con precisione è un dono per pochi vista l’impossibilità di settare a dovere la sensibilità della mira del protagonista e soprattutto per via dei movimenti disumani degli avversari su schermo, frutto degli innumerevoli bug che attanagliano il gioco. E parlando di bug, non possiamo non segnalare che Ride to Hell: Retribution setta dei nuovi standard esilaranti, come ad esempio i corpi dei nemici che rimangono incastonati nelle pareti o nel pavimento girando su sé stessi come prigionieri di un frullatore invisibile, o il protagonista che a volte si ritrova incastrato dietro un riparo o magari a fluttuare nel vuoto in ambienti completamente privi di texture. Ultima ma non meno importante menzione va al comparto audio del gioco, che risulta poco più che abbozzato vista la grande quantità di effetti sonori che mancano e la ridondanza e scarsa originalità di quelli presenti, musiche comprese. Per non parlare della dimenticabile qualità del doppiaggio, presente nel titolo solo in lingua originale e comprensivo di sottotitoli in italiano, realizzato in maniera a dir poco sottotono per un titolo fatto di muscoli, pistole e motociclette.

Amore

Buone idee di base

- Chiudendo più di un occhio sulle innumerevoli lacune del titolo, non si può non notare come questo proponga degli spunti narrativi apprezzabili che, se solo avessero ricevuto la giusta cura, avrebbero probabilmente reso il titolo più interessante. Va detto che anche la modellazione dei personaggi non è malaccio, peccato per le animazioni imperdonabili.

Vrooom, smash, bang

- Come già detto, il titolo offre un gameplay misto tra sequenze di guida sulle moto, scontri a mani nude e scontri a fuoco con tre diverse tipologie di armi. Questi necessitano anche di una certa strategia e tempistica calibrando al meglio le contromosse durante le scazzottate contro i gruppi di nemici o cercando di volta in volta riparo dietro strutture distruttibili durante le sparatorie. Un magro punto a favore per il gioco, seppure scendendo a patti con i suoi difetti.

Prezzo budget

- Un altro piccolo punto a favore del gioco è senz’altro il prezzo budget, per quanto a mio dire sempre troppo alto per la qualità complessiva dell’opera in oggetto.

Odio

Comparto tecnico da dimenticare

- A farla da padrone su questo titolo sono i cali di framerate, così frequenti da affliggere addirittura le scene d’intermezzo. Anche il comparto audio è imbarazzante, a cominciare dalla pochezza del sound design fino ad arrivare al doppiaggio in inglese, unica lingua audio presente del gioco.

Frustrazione a go go

- Un altro difetto del gioco è proprio la frustrazione che scaturisce nel subire le problematiche legate al gameplay. Il problema non sono solo i bug ma è tutta la struttura di gioco a vacillare, e questa vulnerabilità si percepisce moltissimo. Ci si trova spesso a mancare inspiegabilmente un quick time event durante gli scontri o durante gli inseguimenti, senza contare le probabilità di rimanere incastrati dietro i ripari durante le sparatorie.

Tutto da rifare!

- E’ assodato che il titolo ha subito uno sviluppo travagliato, ma nonostante queste considerazioni Ride to Hell: Retribution presenta lacune incolmabili tanto sul lato tecnico che sul gameplay troppo gravi per essere comprese o giustificate, specie in un periodo in cui le console attuali sfoggiano i loro titoli migliori visto l’approssimarsi del cambio generazionale.

Tiriamo le somme

Ride to Hell: Retribution è un titolo che fa acqua da tutte le parti, punto. Le poche buone idee proposte dal gioco vengono invalidate da una qualità tecnica e artistica terrificanti e da un pessimo gameplay afflitto da numerosi bug, che rendono l’esperienza di gioco ridicola e frustrante e tendono a far gettare la spugna anche al più volenteroso dei giocatori in cerca di un pretesto per proseguire la partita. Inutile girarci intorno: questo titolo setta dei nuovi standard in fatto di epic fail e probabilmente ce ne ricorderemo negli anni a venire come monito su come non deve essere mai più sviluppato un videogame.
3.5

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L'autore

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Classe '79, sound designer di professione. La sua incrollabile passione per i videogiochi nasce solo all'inizio degli anni '90 e viene presto affiancata da quella per il doppiaggio. Col passare del tempo la sua carriera di videogiocatore onnivoro si focalizza sulla scena PC, ma poi assume sembianze più mature con l'avvento di PlayStation e di tutte le successive console che prenderanno lentamente possesso di casa sua.

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Commenti

i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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